la ghiandola tiroide
La Ghiandola tiroide: l’attivatrice metabolica.
La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla, che si trova nella parte anteriore del collo, proprio al di sotto del pomo d'Adamo. Ha due lobi collegati da un sottile istmo e produce gli ormoni tiroidei. Questi sono composti da una o due molecole dell’aminoacido tirosina contenenti ciascuna una o due molecole di iodio,componente essenziale per la loro produzione.Lo iodio proviene dall'acqua che beviamo e dai cibi che mangiamo; è importante quindi che sia presente in quantità sufficiente nella nostra alimentazione.
La ghiandola produce quattro ormoni, che a seconda del numero delle molecole di iodio in essi contenuto, sono denominati T1, T2 ,T3 e T4. La forma piu’ diffusa (presente per l’ 80%) e’ il T4, forma inattiva da cui viene prodotto il T3, che e’ la forma attiva (per il restante 20%),attraverso la liberazione di una molecola di iodio.Gli ormoni tiroidei circolano nel sangue quasi completamente legati a proteine (TBG) in composti inattivi.
Solo una piccolissima frazione e’ biodisponibile per i tessuti ed e’ presente nel sangue nella forma libera non legata a proteine sottoforma di ‘’free’’T4 e ‘’free’’T3.I livelli plasmatici di T4 ci informano se la ghiandola produce adeguati quantitativi di ormone tiroideo, quelli di T3 e di fT3 in particolare, se il T4 viene adeguatamente convertito nella forma biologicamente attiva.La ghiandola produce in piccola percentuale altre frazioni ormonali dette T1 e T2. La prima, il primo mattone per la sintesi degli altri ormoni, ha un ruolo sconosciuto; la seconda, ritenuta un tempo inattiva, eserciterebbe le sue funzioni solo a livello epatico e del grasso bruno ove ha sede il processo della termogenesi e quindi svolgerebbe effetti brucia grasso.
La sua presenza e’ altresi’ fondamentale per un’adeguata attività dell’enzima deiodinasi, che favorisce la conversione del T4 in T3. Il T2 puo’essere prodotto dal T3 (o dalla sua forma reverse detta rT3 ).La tiroide lavora come un impianto di riscaldamento fornito di termostato: se c'è sufficiente quantità di ormoni tiroidei in circolo, la ghiandola smette di produrli (proprio come un termosifone che si ferma quando c'è sufficiente calore nella casa).
Quando il corpo ha bisogno di più ormoni tiroidei, la ghiandola ricomincia a produrli.L'ipofisi, una ghiandola situata alla base del cervello, funziona come il termostato, informando la tiroide su quando incrementare o ridurre la sintesi ormonale. L'ipofisi produce l'ormone TSH con il quale comunica con la ghiandola tiroidea.
A sua volta l’ipofisi viene regolata in questa sintesi dall’azione dell’ipotalamo produttore del TRH grazie al quale comunica con l’ipofisi. E’ il classico meccanismo di autoregolazione della produzione ormonale detto a feedback,che come si e’ detto,riguarda molti circuiti ormonali. Scopo di questo meccanismo di controllo e’ quello di mantenere costanti i livelli degli ormoni nel sangue. Nel caso della tiroide, se si riducono i livelli plasmatici di ormone tiroideo come avviene nell’ipotiroidismo, viene stimolata la produzione di TRH e quindi di TSH, il contrario accade quando i livelli dell’ormone tiroideo aumentano (ipertiroidismo).I valori ematici di TSH sono indice dell’attivita’ tiroidea, alto TSH è espressione di ipotiroidismo, basso TSH di ipertiroidismo, valori normali di funzione tiroidea adeguata (eutiroidismo).Il T4 viene convertito in T3 prevalentemente a livello del fegato sotto l’influenza della leptina.
Sedi di produzione sono anche i reni, i muscoli, il cuore ed il sistema nervoso. Molti fattori ambientali, nutrizionali ed ormonali ne favoriscono la sintesi. Tra questi ultimi, oltre alla leptina, vanno citati la melatonina, il dhea, il cheto-dhea, il testosterone ed il gh,mentre estradiolo e progesterone la inibiscono.Il cortisolo in dosi fisiologiche esercita un’azione modulante,favorendone la conversione in situazioni di ridotta funzione tiroidea mentre la deprime nei casi di iperattivita’.
L’ormone surrenalico inibisce la funzione tiroidea quando e’ eccessivamente elevato (stress cronico, terapie farmacologiche), sia attraverso una ridotta conversione del t4 in t3 (con aumento del rt3), che deprimendo la sintesi del TSH.Una carenza lieve di cortisolo puo’ favorire la conversione del t4 in t3,mentre nella fatica surrenalica,caratterizzata da livelli molto bassi di cortisolo, si osserva una depressione della funzione tiroidea (rallentato rilascio del tsh,ridotta sensibilita’ dei recettori periferici e deficit della conversione del t4 in t3).In condizioni normali, se tutto funziona perfettamente, adeguati livelli di T3 verranno prodotti a partire dal T4.Ma questo processo di conversione tende ad indebolirsi con il trascorrere degli anni. Invecchiando si manifesta altresi’ un incremento nella produzione a partire dal T4 di rT3 (reverse T3) che e’una forma inattiva dell’ormone T3.Concorrono alla formazione del rT3, le infezioni,il diabete,le infiammazioni e lo stress cronico (CFS e fibromialgia), le continue diete, gli squilibri nutrizionali (carenza di iodio, zinco, selenio e l’accumulo di metalli tossici) e quelli ormonali (carenza di GH).L’accumulo di rT3(blocco dei recettori del T3 e della conversione del T4 in T3) riduce l’efficienza dell’attività enzimatiche, rallenta il dispendio ed il fabbisogno energetico, favorisce l’azione e la produzione dei radicali liberi e delle citochine infiammatorie.
Profusa stanchezza,confusione mentale, difficolta’a dimagrire, dolori muscolari e predisposizione alle malattie cardiovascolari sono le conseguenze cliniche piu’ importanti procate da un eccesso di rT3.Il controllo dello stress, la cura sostitutiva con tiroide secca(oT3) ed ormone della crescita, la supplementazione con zinco, iodio e selenio tendono a promuovere la sintesi del T3 al posto del rT3, a partire dal T4.
Come agisce la tiroide.
IL fT3 influenza l’attivita’di particolari recettori nucleari (della stessa famiglia dei PPRAs) regolando l’espressione di geni coinvolti in molte funzioni,quali:
- metabolismo basale: viene attivato come conseguenza dell’aumento del consumo di O2 e dell’incremento della produzionee di calore(termogenesi).
- metabolismo dei grassi: favorisce la mobilizzazione dei grassi di deposito.
- metabolismo dei carboidrati: agevola la captazione del glucosio nelle cellule,stimola la sintesi di glucosio a partire dagli aminoacidi (gluconeogenesi) e la glicogenolisi, ovvero la scissione delle riserve epatiche e muscolari di glicogeno con la conseguente liberazione di glucosio nel circolo sanguigno.
L’ormone tiroideo stimola non solo il metabolismo e la produzione di energia ,ma tutte le attivita’ cellulari,ottimizzando in particolare le funzioni dell’apparato cardiovascolare,del sistema nervoso ed immunitario,del fegato(processi di disintossicazione)nonche’la sensibilita’ periferica all’insulina.
La riduzione dei livelli di colesterolo, l’accellerazione del battito cardiaco e della frequenza respiratoria,l’aumento della capacita’contrattile del muscolo cardiaco,la riduzione della pressione diastolica, l’attivazione della concentrazione e della memoria, un buon livello di energia mattutina, un sonno restauratore, lo svuotamento dell’intestino, la ricrescita dei capelli, la riduzione della massa grassa, un’efficiente difesa contro le infezioni, l’elasticita’della pelle, sono tutti aspetti di un’ottimale attivita’della ghiandola tiroide.
Ipotiroidismo:l’epidemia nascosta.
Quando l’attivita’della tiroide si riduce,come si osserva progressivamente con il trascorrere degli anni o nelle patologie primarie della ghiandola come le tiroiditi o nelle situazioni esposte precedentemente in cui si realizza un blocco della conversione dell’ormone inattivo in attivo,si parla di ipotiroidismo.Questo si presenta molto spesso con una sintomatologia molto sfumata e di difficile diagnosi essendo gli esami di laboratorio normali o di poco alterati(ipotiroidismo subclinico).Il paziente viene spesso o trascurato o trattato in modo erroneo.Molti medici somministrano solo l’ormone T4,che qualora ci sia un blocco della sua conversione in T3,non risolve il problema,anzi, lo aggrava:un maggiore quantitativo di T3r viene prodotto a partire dal T4 con ulteriore ridotta produzione di T3 e conseguente peggioramento della sintomatologia.Anche il trascurare le molteplici interazioni ormonali(specie con le ghiandole surrenali) e le cause dovute a squilibrio nutrizionale, nonche’ la difficile interpretazione (range di riferimento troppo ampi,oscillazione dei valori plasmatici) o la scarsa diffusione di alcuni esami di laboratorio (come il dosaggio plasmatico del T3 r e del fT4 ed fT3 delle urine delle 24 ore),fanno si’ che l’ipotiroidismo rappresenta una vera trappola per l’endocrinologo.Quando la funzione tiroidea non e’ ottimale,ne risentira’primariamente l’attivita’mitocondriale con ridotta produzione energetica,e con un progressivo accumulo di grasso nei tessuti di deposito, cellulite, ritenzione idrica specie su mani e piedi, gonfiore del volto, degli occhi, del labbro inferiore, lingua gonfia con impronte dentarie, borse sotto gli occhi ed occhiaie (specie la mattina), difficolta’a perdere peso (Herthoghe 1999, Lo Cascio1999, Osterweill 1992, Prange 1990, Tiwari 1997).
Un deficit della funzione tiroidea provoca altresì i seguenti disturbi e patologie(Wartofsky2006,Danzi2004,El Shaikh2006,Asimi 2007):
-depressione e stanchezza specie al risveglio ed a riposo che migliorano il pomeriggio, con il movimento o con l’attivita’ mentale, sonno non restauratore, cali della memoria, della concentrazione e delle capacita’di apprendimento, sonnolenza, apatia, disinteresse, ridotta velocita’di pensiero e di eloquio, alternati a nervosismo ed iperattivita’compensatorie.
-secchezza e pallore della pelle, caduta e secchezza dei capelli, rarefazione del lato esterno delle sopraciglia, unghie fragili con solchi, stitichezza, cattiva digestione, senzazione di freddo e sudorazione alle estremita’, bassa temperatura corporea, eccessiva freddolosita’con tendenza a coprirsi molto anche d’estate, scarsa sudorazione al caldo.
-maggiore facilita’a contrarre infezioni,indebolimento delle difese immunitarie e predisposizione al cancro(specie del seno).
-aumento dei markers infiammatorie e dell’omocisteina,ridotta sensibilita’ all’insulina,sindrome metabolica, battito cardiaco rallentato,aumento del colesterolo e della pressione diastolica,arteriosclerosi,aumentato rischio di morte per cause cardiache(scompenso cardiaco,coronaropatia,aritmie).
- crampi muscolari notturni,mialgie, dolori e rigidita’articolari(specie la mattina),cefalea,disordini del ciclo mestruale,emorragie uterine,sterilita’,tendenza ad abortire, riduzione dei riflessi tendinei, ingrossamento della ghiandola tiroide.
Quando la tiroide è iperattiva, avremo sintomi opposti: ansia, agitazione, tremore, insonnia, sudorazione, sensibilita’al caldo, dimagramento, tachicardia, diarrea, etc.
Gli ormoni tiroidei in dosi fisiologiche agevolano altre funzioni ormonali come quelle svolte dalla leptina,dall’insulina,dall’ormone della crescita,dal dhea e dagli ormoni sessuali,mentre inibiscono la melatonina ed accelerando il catabolismo del cortisolo,ne riducono l’attivita’.
Una ridotta funzione della ghiandola tiroide avrà quindi ripercussioni su molte altre aree ormonali.In particolare l’ipotiroidismo,crea una situazione di stress che sollecitando le ghiandole surrenali,ne favorisce l’ evoluzione verso lo scompenso.’’Adrenal fatigue’’ ed ipotiroidismo spesso si associano(80% dei casi) e si aggravano vicendevolmente.
Altri studi hanno messo in evidenza come una tiroide iporeattiva si associ ad un aumento dei markers infiammatori, ad un accumulo di insulina e ad una ridotta produzione dell’ormone della crescita(Gunes K.2005).L’ipotiroidismo e’altresi’associato ad un aumento del colesterolo con una inibizione della sintesi di pregnenolone e degli ormoni da questo derivati.Per questo motivo, il ripristino di un’ottimale funzionalita’tiroidea,e’il primo passo da realizzare nell’ambito di una terapia di biomodulazione multiormonale.
L’ormone della crescita(GH):il rigeneratore universale.
E’ l’ormone fondamentale per la crescita ed il rinnovamento di tutti i tessuti.Viene prodotto dall’ipofisi anteriore con un ritmo circadiano contrapposto a quello del cortisolo e speculare al ritmo della melatonina, presentando il suo picco durante le ore notturne. La sua produzione viene favorita dall’attivita’ fisica, dal digiuno e da un pasto ricco di proteine.
Il GH stimola a livello epatico la produzione della Somatomedina C (IGF-1),attraverso la quale esplica le sue funzioni anaboliche.In sinergia con la melatonina,e’ il grande orchestratore della fase anabolica o di rinnovamento dei tessuti che ha luogo prevalentemente nella fase notturna.L’ormone e’ responsabile per gran parte della crescita che avviene durante l'infanzia e la pubertà.Senza l'ormone della crescita saremmo tutti dei nani.In eta’adulta,ottimizza l’efficienza funzionale ed ostacola l’invecchiamento degli organi,favorendone i processi riparativi.Ecco le principali funzione svolte dal GH:
-riduce la massa grassa specie nell’addome, nelle cosce, nei glutei e nei fianchi.
-aumenta la sintesi proteica ottimizzando quindi il la massa ed il tono muscolare, il trofismo osseo e quello articolare (Mulligan1996-1998,Herthoghe1997,Andrulakis2006,Feldt aymond 2007).
-dona alla pelle un aspetto giovanile favorendo la sintesi delle fibre elastiche e connettivali, e mantenendola idratata e tonica; agevola i processi di cicatrizzazione e di guarigione delle ferite (Herthoghe1997).
-preveniene la sclerosi di organi vitali come il cuore, il timo, l’apparato digerente,quello respiratorio ed i reni.
-durante il giorno favorisce la produzione di energia ,mantendoci attivi e propositivi,nel corso della notte rende il sonno piu’ profondo e ristoratore,con minor bisogno di dormire(Rivas 1995).
-ottimizza il tono dell’umore tenendo lontani ansia ed irritabilita’,rendendoci altresi’piu’ sicuri ed emotivamente equilibrati(Astrom 1990,Deijer1996).
-aumenta la resistenza allo stress,favorendone il recupero da situazioni stressanti specie dopo uno sforzo fisico e quando si fanno le ore piccole(Herthoghe 1997).
-agevola i processi cognitivi,favorisce i processi di neuroplasticita’attraverso l’induzione dei fattori di crescita nervosi(Tham 1993).
- ottimizza il profilo lipidico ,ostacola il processo di arterio-
sclerosi, favorisce l’elasticita’ delle arterie e le funzioni endoteliali(Russel1994,Valcavi 1995),stimola la contrattilita’ e la performance cardiaca.
-inibisce la produzione delle citochine infiammatorie,dell’omocisteina,
della proteina C reattiva(PCR) e del fibrinogeno.
-stimola le funzioni immunitarie,preservando il trofismo del timo (Napolitano2002,Savino2000,2002,2003,Smaniotto2004).
La massima produzione dell’ormone da parte dell’ipofisi la si osserva intorno ai 20 anni, per poi decrescere progressivamente con una perdita pari al 14%per ogni decennio.La sua ridotta produzione contribuisce decisamente alla comparsa di molti fenomeni che caratterizzano il processo di invecchiamento:
-aumento del grasso specie in sede addominale,delle natiche,del tronco ed in sede mammaria(uomini),cellulite (De Boer1996,Procapio1995).
-perdita’della forza,della massa e della tonicita’muscolare con generale inflaccidimento della siluette corporea:spalle,seno e glutei cadenti,tricipiti,volto, interno cosce,addome e palmo delle mani poco tonici(Herthoghe1997).
-assottigliamento,secchezza e perdita di elasticita’della pelle con comparsa di rughe profonde specie nell’area naso-geniena e sulla fronte,labbra sottili,guance e palpebre cadenti,borse sotto gli occhi,doppio mento, assottigliamento, perdita e grigiore dei capelli,sopracciglia sottili e meno folte,retrazione gengivale( Zouboulis2003,Herthoghe1997).
- costante senso di fatica,difficile recupero dallo stress psico-fisico,difficolta’ a far tardi la notte ed a recuperare quando si fanno le ore piccole,sonno poco restauratore,ansioso e superficiale,assenza di sogni,maggiore bisogno di dormire.(Allain 1997,Cleare 2000).
-sbalzi d’umore,costante depressione, irritabilita’,scarsa autostima,tendenza all’isolamento,difficile controllo emozionale,maggiore vulnerabilita’ emozionale verso minimi stress, confusione mentale, perdita di memoria (Jarret 1990, Rubin 1990, Voderholzer 1993, McGaulez 1990, Degerbled 1990, Isgaard 2007).
-calo del desiderio, della potenza sessuale e della durata delle erezioni (Fujita1997).
-suscettibilita’a contrarre infezioni.immunosenescenza.
-dislipidemia,aterioslerosi,aumento pressione arteriosa,indebolimento del muscolo cardiaco,sindrome metabolica(Russel1994) e predisposizione alle patologie cardiovascolari.
-artrosi ed osteoporosi, incurvamento della schiena, assottigliamento delle mandibole, dolori muscolari e tendinei, fibromialgia (Bennet 1998).
La terapia sostitutiva con l’ormone della crescita, utilizzando microdosi dell’ormone prodotto in laboratorio, si rivela utile nel ripristinare il tono e l’efficienza funzionale di tutti gli organi e gli apparati.
Concorrono a questi risultati, dieta, integratori ed attivita’fisica adeguati, nonche’ l’integrazione con altri ormoni ritenuti deficitari (Herthoghe 1997, Follin 2006 Murray 2002, Chen 2000).
A tal proposito, prima di iniziare un protocollo di biomodulazione ormonale, e’di fondamentale importanza la conoscenza delle molteplici intereazioni svolte dal GH su altri assi ormonali e viceversa.L’ormone della crescita infatti favorisce l’attivita’ della melatonina, degli estrogeni, del progesterone, del testosterone ed degli ormoni tiroidei mentre deprime i livelli di cortisolo; per questo motivo è anche definito “l’ormone leader”.
D’altra parte anche gli altri ormoni influenzano i livelli di gh e di Igf-1:melatonina,dhea,estrogeni, progesterone,testosterone ed ormoni tiroidei favoriscono l’attivita di gh e di Igf-1,mentre il cortisolo tende a deprimerla.
Gli ormoni del grasso
Adesso sappiamo che il tessuto adiposo non è solamente undeposito statico di calorie immagazzinate, quanto piuttosto unorgano endocrino. Specialmente il grasso viscerale, localizzato nell’area addominale, è infatti sede di produzione di ormonicome l’estradiolo, il cortisolo, la leptina, l’adipopectina, la visfatina,la resistina e le citochine infiammatorie.
Questi ormoni influenzano il metabolismo di grassi, zuccheri e proteine, regolando quindi l’entità degli accumuli adiposi, la produzione di energia, nonché il comportamento alimentare e persino le funzioni immunologiche. Essi rappresentano quindi il collegamento tra tra il tessuto adiposo e altri organi, come il cervello, imuscoli, il fegato e l’apparato digerente.Un ormone di recente scoperta, che ha rivoluzionato le nostreconoscenze sul tessuto adiposo, è la leptina.
Essa viene prodotta dalle cellule adipose e invia messaggi al cervello in grado di regolare l’appetito e i livelli energetici.In condizioni normali, quando cioè i meccanismi di regolazione energetica sono in perfetto equilibrio, via via che il cibo si trasforma in grasso di deposito la leptina secreta dal tessuto adiposo bianco informa l’ipotalamo sulla presenza di livelli adeguati di grasso e a sua volta l’ipotalamo invierà segnali sia di riduzione del senso di fame sia di attivazione del metabolismo dei grassi, mediati questi ultimi dal sistema simpatico e dalla tiroide.
A mano a mano che cresce la stimolazione del sistema simpatico e quindi la conseguente combustione dei grassi, la produzione di leptina viene ridotta dall’azione dell’adrenalina e quindi il metabolismo si riduce.
Questo ormone è coinvolto anche in altre funzioni, come la regolazione della densità minerale ossea, del sistema immunitario e degli organi riproduttivi.Nella maggioranza delle persone la quantità di leptina prodotta è direttamente correlata ai depositi di grasso corporei, ed è quindi deputata a bilanciare l’apporto di cibo rispetto ai depositi di energia presenti nell’organismo.
Una carente produzione di leptina causa infatti grave obesità. Nei soggetti obesi si osserva più che altro una progressiva perdita della sensibilità dei recettori dell’ipotalamo alla leptina, con conseguente aumento del senso di fame, riduzione del metabolismo dei grassi e accumulo degli stessi nel tessuto adiposo.In questi pazienti si manifesta un incremento dei livelli plasmatici dell’ormone che è costantemente associato a quello dell’insulina. L’insulina viene prodotta dal pancreas in risposta all’innalzamento della glicemia come conseguenza dell’ingestione di cibo.
L’ormone favorisce la produzione di energia sotto forma di glicogeno epatico e muscolare, agevolando l’ingresso del glucosio all’interno di queste cellule; allorché la capacità di questi magazzini fisiologici di carburante viene saturata, lo zucchero in eccesso è immagazzinato come trigliceridea livello del tessuto adiposo. Siccome sono soprattutto le celluledel grasso viscerale e di quello sottocutaneo addominale a essere sensibili all’azione dell’insulina, il risultato finale è che per effetto dell’insulina si ingrassa in particolare nel giro vita.Con il trascorrere degli anni, le cellule di questi tre tessuti diventano meno sensibili all’azione dell’insulina.
Tale fenomeno viene favorito da particolari polimorfismi genetici, dallo stress, da diete ricche in carboidrati raffinati, dagli squilibri ormonali tipici dell’invecchiamento e dall’abnorme produzione delle citochine infiammatorie, di resistina e di leptina da parte del tessuto adiposo viscerale.
La produzione di adiponectina,ormone che promuove la sensibilità all’insulina e brucia i grassi,viene invece ridotta. Nel tempo, la resistenza insulinica non si manifesta in modo sincrono nei vari tessuti. Il primo a risentirne è il fegato, quindi i muscoli e infine il tessuto adiposo:questo, per lungo tempo e sotto l’influenza dell’insulina stessa,converte il glucosio circolante, non utilizzato adeguatamente da fegato e muscoli, in grasso di deposito.
Normalmente l’insulina,prodotta per alcune ore dopo il pasto, stimola le cellule adipose a sintetizzare la leptina. Allo stesso tempo, man mano che aumentano i suoi livelli nel sangue, la leptina inibisce la produzione di insulina da parte del pancreas e il cerchio si chiude.
Con il tempo, però, nei soggetti in sovrappeso non solol’ipotalamo, ma anche le cellule del pancreas diventano meno sensibili alla leptina e continuano quindi a produrre insulina.L’eccesso di insulina favorirà come si è detto l’insorgenza dell’insulinoresistenza.
La mancata percezione dei reali livelli di grasso,causata dalla leptinoresistenza,mandera' in confusione il fegato,con il risultato di deprimere la produzione di glucagone,e ridotti livelli di glucagone agevoleranno l'ulteriore accumulo di grasso.
Abnormi livelli di leptina deprimono altresi' la funzione tiroidea e del gh,attivano le citochine infiammatorie che aggravano la leptino-insulinoresistenza,nonche' riducono la sensibilita' delle cellule adipose addominali e viscerali all'azione bruciagrasso dell'adrenalina.
Leptino e insulinoresistenza sono due fenomeni che si amplificano a vicenda aggravando il sovrappeso(specie in sede addominale),l'accumulo dei grassi e dei fattori della coagulazione nel sangue,l'aumento della pressione arteriosa,l'infiammazione cronica e l'invecchiamento e predisponendo al diabete,alle malattie cardiovascolari e al cancro.
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