Oltre a essere influenzata dallo stile di vita e dai fattori ambientali, la composizione corporea tende a cambiare con il passare degli anni, in generale nella direzione di un aumento del grasso corporeo e una riduzione della massa magra. Mentre alcuni
cambiamenti sono inevitabili, è invece possibile modificare il proprio stile di vita in modo da rallentare questo andamento e restare in salute più a lungo. Una delle caratteristiche più comuni tra i centenari di tutto il mondo è che hanno un corretto rapporto tra massa grassa e massa magra, con prevalenza di quest’ultima ed altresi’ hanno un migliore equilibrio ormonale.
A mano a mano che la produzione e l’equilibrio degli ormoni vengono modificati, in seguito all’invecchiamento o a uno scorretto stile di vita, la composizione corporea e la nostra salute ne risentono.
La diminuzione, per esempio, della produzione dell’ormone della crescita e del testosterone riduce la massa magra a favore di quella grassa; a sua volta, l’aumento del grasso corporeo causa problemi nel funzionamento dell’insulina, aumenta le ostruzioni a livello vascolare e neutralizza la capacità della leptina di controllare l’appetito e di favorire il metabolismo dei grassi .
GLI ORMONI BIOIDENTICI: LA NUOVA FRONTIERA DELLA TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA
Nel corso di una normale terapia ormonale sostitutiva per il trattamento di donne in postmenopausa, i medici prescrivono principalmente estrogeni (e, in qualche caso, progesterone oppure un progestinico di sintesi).
Da qualche tempo a questa parte, i medici consigliano anche agli uomini che ne risultano carenti di seguire una terapia sostitutiva a base di testosterone.
Allo stato attuale riferendoci agli studi ed ai protocolli effettuati dalla INTERNATIONAL HORMONE SOCIETY (IHS),si ritiene opportuna la sostituzione di tutti gli ormoni che sono ritenuti insufficienti sia da un punto di vista clinico che laboratoristico, riportandone i valori sui livelli giovanili o di ottimalità.
Questo in quanto, il ripristino di un solo ormone, non solo si rivela inadeguato, ma potrebbe provocare ulteriori squilibri.
Con l’invecchiamento, a causa dell’atrofizzazione delle ghiandole endocrine, la maggior parte degli ormoni viene prodotta in minore quantità.
Tra questi vanno segnalati: pregnenolone, dhea, estrogeni, testosterone, aldosterone, ormoni tiroidei, ormone della crescita, melatonina ed adiponectina prodotta dal tessuto adiposo.
Il termine “pausa” dal greco “pausis” o cessazione è utilizzato per esprimere l’invecchiamento dei vari distretti endocrini: somatopausa (deficit del gh), pinealopausa (deficit della pineale che produce la melatonina), adrenopausa (deficit delle surrenali produttrici di dhea, cortisolo ed aldosterone), menopausa (deficit delle ovaie produttrici di estrogeni e di progesterone) andropausa (deficit dei testicoli produttori del testosterone), tireopausa (deficit della tiroide), timopausa (carenza degli ormoni timici). Per quanto riguarda gli ormoni sessuali, questo termine è alquanto improprio in quanto piccoli quantitativi di testosterone sono fondamentali anche per la salute della donna; d’altra parte anche gli ormoni classicamente ritenuti femminili,estrogeni e progesterone sono utili al sesso maschile.
Ma non tutti gli ormoni presenti nel nostro organismo diminuiscono allo stesso modo con l’invecchiamento, per alcuni il calo è più brusco (dhea, melatonina) per altri più graduale. I livelli di cortisolo, prodotto dalle ghiandole surrenali, rimangono approssimativamente costanti o per lo piu’ calano in modo meno brusco (circa un 15-25% in meno rispetto ai valori giovanili) rispetto agli ormoni anabolici come il dhea ed il testosterone, l’ormone della crescita e la melatonina (tra il 65 ed il 90% in meno); da questo squilibrio ne consegue una prevalenza degli effetti negativi del catabolismo su quelli positivi dell’anabolismo, che da’ il la’ al processo di invecchiamento.
Addirittura i livelli di alcuni ormoni tendono ad aumentare: fsh, lh, prolattina, insulina e leptina, questi ultimi due nei soggetti in sovrappeso.
Insulino e leptinoresistenza associati a bassi livelli di adiponectina, favoriscono l’insorgenza di obesita’addominale, dislipidemia, ipertensione arteriosa, diabete, infiammazione cronica e degenerazione dei tessuti.
Concorrono allo squilibrio ormonale, le anomalie del metabolismo di alcuni ormoni e la riduzione del numero e della sensibilta’ dei recettori ormonali periferici.Tra le anomalie del metabolismo periferico degli ormoni vanno ricordate:
- l’abnorme produzione nell’uomo di estrogeni a partire dal testosterone e dall’androstenedione (prodotto dal dhea),con la conseguente riduzione dei livelli di testosterone biologicamente attivo detto anche libero.
- l’accumulo di estrogeni cattivi ad azione pro-infiammatoria e cancerogena con riduzione di quelli buoni o protettivi.
- la riduzione dei livelli della frazione biologicamente attiva dell’ormone tiroideo(ft3) con accumulo del t3 reverse.
- l’aumentata produzione nei tessuti periferici di cortisolo a partire dal cortisone,molecola biologicamente inattiva.
L’insieme di queste alterazioni endocrine quali e quantitative determina una minore o meglio un’alterata esposizione dei tessuti alle influenze biologiche degli ormoni e quindi favorisce il processo di invecchiamento.
Tutto cio’ accade in quanto gli ormoni sono in grado di penetrare nella maggior parte delle cellule del corpo, raggiungere il DNA e indurre la produzione di vari enzimi e proteine, influenzando così significativamente la funzione delle cellule e dei tessuti.Appare chiaro quindi come l’insieme delle alterazioni ormonali che caratterizzano l’invecchiamento,possa influenzare negativamente la funzione di tutte le nostre cellule.
Diamo un’occhiata ai ruoli che i seguenti ormoni giocano nella terapia sostitutiva:
• Estrogeni - I principali ormoni femminili, solitamente somministrati alle donne in postmenopausa. Va tenuto presente che anche l’organismo maschile produce estrogeni.
• Progesterone - Si tratta di una versione naturale delle progestine sintetiche. Solitamente è associato agli estrogeni nella terapia ormonale sostitutiva per donne in postmenopausa che abbiano l’utero intatto.Un minimo di progesterone e’ altresi’ utile anche nell’uomo specie come agente protettivo prostatico.
-Testosterone. È il principale ormone maschile, benché sia prodotto anche dall’organismo femminile.
•
DHEA . È il precursore degli altri ormoni sessuali, tra i quali estrogeni e testosterone.
•Pregnenolone . È il precursore del DHEA e il capostipite di tutti gli ormoni surrenalici steroidei, compresi gli ormoni sessuali.
•Cortisolo. Prodotto dalle surrenali, in sinergia con il dhea, regola la reazione allo stress.
•Aldosterone. Altro ormone prodotto dalle surrenali che regola il metabolismo idrico-elettrolitico e la pressione arteriosa.
•Ormoni tiroidei .Regolano il metabolismo basale e la produzione energetica. Sono gli ormoni(insieme a quelli surrenalici) che vanno riequilibrati per primi,poiche’esercitano forti influenze sulle altre funzioni ormonali.
•Ormone della crescita .Prodotto dall’ipofisi anteriore, regola la crescita ed il trofismo di tutti gli organi e tessuti.
•Melatonina .Prodotta dalla ghiandola pineale, regola il ritmo sonno-veglia e gli altri ritmi biologici ormonali e non.
•Vasopressina o ormone antidiuretico.Prodotta dall’ipotalamo e secreta dalla neuroipofisi(ipofisi posteriore), regola il metabolismo idrico e svolge effetti pro-cognitivi.
•Ossitocina. Prodotta dall’ipotalamo e secreta dalla neuroipofisi(ipofisi posteriore),stimola le contrazioni uterine durante il travaglio ed i dotti galattofori durante l’allattamento.Riduce i livelli di cortisolo ed agevola il desiderio sessuale e l’orgasmo. L’ormone favorisce altresi’ la fiducia in sé stessi,nonche’ rafforza i legami affettivi,l’interazione sociale ed il senso di fiducia nel prossimo.
TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA, CORRETTIVA O DI MODULAZIONE: COSA SONO?
Spesso quando si somministrano terapie ormonali si usano questi termini, ma qual’è il piu’ appropriato? Per terapia sostitutiva si intende una terapia ormonale che sostituisce l’azione degli ormoni prodotti dall’organismo, come quando si somministra la pillola anticoncezionale o la terapia ormonale somministrata a pazienti a cui sono state asportate le ovaie o la tiroide. Si parla di terapia correttiva quando la somministrazione di ormoni a un individuo scaturisce dalla necessità di porre in equilibrio carenze ormonali più o meno manifeste.
Lo scopo di questa terapia è quello di ripristinare un livello ottimale degli ormoni deficitari, come esposto nel paragrafo sugli esami di laboratorio.
Il termine terapia correttiva viene utilizzato solitamente per la cura effettuata con ormoni bioidentici come dhea, pregnenolone,estrogeno e testosterone;noi preferiamo usare il termine “biomodulazione ormonale”, più attinente ad una terapia atta a riequilibrare le funzioni ormonali del soggetto con il fine di ripristinarne un assetto di tipo giovanile, che tenga altresì conto delle molteplici interazioni tra i vari ormoni.
La somministrazione di dhea e di melatonina, ad esempio, puo’ ridurre i livelli mattutini di cortisolo e quindi favorire l’insorgenza di fatica e di depressione.
In questi casi l’integrazione della terapia con il pregnenolone (in quanto precursore del cortisolo) o con il cortisolo nella forma boidentica, favorirà il ripristino dell’equilibrio ormonale evitando altresi’ spiacevoli scompensi.
D’altra parte, in soggetti con alti valori di cortisolo serale, l’assunzione di microdosi di melatonina nel tardo pomeriggio, tenderà a riequilibrare questa situazione che puo’agevolare l’ inversione dei ritmi circadiani e quindi l’insorgenza di disturbi del sonno, senso di fame notturna, aumento di peso, depressione, problemi di memoria ed anomalie immunologiche.
Questi sono solo due esempi che dimostrano come la conoscenza delle molteplici interazioni ed il riequilibrio di piu’assi ormonali , nonche’dei rapporti tra gli ormoni, stanno alla base di una ideale terapia di biomodulazione ormonale.
LE STRATEGIE PER LA CREAZIONE DI UNA CORRETTA TERAPIA ORMONALE DI BIOMODULAZIONE
1 - Utilizzare ormoni bioidentici
Cosa sono gli ormoni bioidentici?
Questa e’ una domanda che ci viene frequentemente posta sia dai pazienti che dai medici che accedono ai corsi tenuti dalla nostra associazione nell’area della medicina antiaging e sull’utilizzo degli ormoni.
Il pregnenolone, come molti degli ormoni usati nelle nostre terapie, è definito un ormone bioidentico piuttosto che naturale. Gli ormoni bioidentici sono ormoni prodotti a partire da molecole vegetali come i fitosteroli della soia o della patata dolce che, attraverso un procedimento chimico vengono trasformati nei vari ormoni della cascata ormonale steroidea: pregnenolone, dhea, estradiolo, estriolo, progesterone, cortisolo, aldosterone e testosterone. Si tratta quindi di ormoni non presenti nel mondo vegetale o animale come tali, al contrario dei fitormoni e degli ormoni di tipo equino, bensì prodotti a partire da ormoni vegetali e resi in laboratorio identici, nella formula chimica, a quelli prodotti dal corpo umano. Per questo motivo sono definiti ormoni bioidentici. La terapia di modulazione ormonale di tipo bioidentico riequilibra le carenze avvalendosi di ormoni aventi la stessa formula chimica di quelli prodotti dal corpo umano. Questa è la grande novità, una terapia fisiologica, con benefici e meno effetti collaterali rispetto alle terapie che utilizzano ormoni estranei alla natura umana, come quelli derivati dalle urine delle cavalle gravide o di tipo chimico. Quest’ultimi sono di formulazione diversa da quelli prodotti da corpo umano e manipolati chimicamente. Si legano ai recettori cellulari in modo più forte, incompleto o instabile rispetto agli ormoni biodentici per cui presentano effetti diversi ed a volte opposti.
Venendo metabolizzati più lentamente dal fegato, tendono altresì ad accumularsi maggiormente ed a causare importanti effetti tossici. Un esempio su tutti è dato dall’estrema differenza tra le azioni sostenute dal progesterone naturale o bioidentico rispetto al progesterone di sintesi o progestinico, usato in passato nella terapia sostitutiva della menopausa, con effetti collaterali considerevoli (si rimanda alla tavola inserita nel paragrafo sul progesterone).
Gli ormoni bioidentici possono anche essere somministrati in associazione o in alternanza con terapie di tipo vegetale (fitoestrogeni) che se usate da sole, pur non presentando effetti collaterali,possono rivelarsi insufficienti.
2 - Somministrare gli ormoni in dosi fisiologiche
Gli ormoni vanno somministrati in dosi fisiologiche ovvero in un quantitativo che rientra nel range di produzione giornaliera di un giovane adulto e che corrisponde quindi a valori di ottimalita’. (Si faccia anche riferimento al capitolo sugli esami ormonali).
Nel caso del pregnenolone ,queste dosi oscillano tra i 10 e i 50 milligrammi al giorno.
Le dosi fisiologiche vanno distinte dalle dosi farmacologiche o soprafisiologiche ovvero superiori al quantitativo massimo prodotto da un giovane adulto. Per ‘’overdose’ si intende invece una dose che puo’ essere sia fisiologica che farmacologica ma che risulta essere eccessiva per correggere la carenza ormonale presentata da quell’individuo.
Naturalmente queste ‘’superdosi’’non andranno mai usate o solo in casi particolari e per brevissimi periodi. Nel caso di trattamento con pregnenolone, alcuni pazienti con problemi di memoria rispondono meglio inizialmente con dosaggi farmacologici (superiori ai 50 milligrammi) o nel caso di artrite reumatoide con overdosi (200-500 mg). In entrambi i casi dopo un certo periodo, e’consigliabile l’utilizzo di dosaggi piu’ vicini alla produzione fisiologica.
3 - Scegliere le modalita’ che riproducono la sintesi fisiologica come la forma transcutanea ed orale micronizzata privilegiando prodotti di alta qualita’e purezza.
4 - Ripristinare tutte le carenze anche le piu’ lievi, tenendo conto dell’equilibrio tra i vari ormoni e riportandone i valori ad un livello di ottimalita’. La somministrazione di un solo ormone,come esposto precedentemente, puo’ aggravare o scatenare uno squilibrio ormonale.
5 - Il dosaggio va’ personalizzato tenendo conto della storia, del quadro clinico, e degli esami di laboratorio. La rivalutazione ciclica di questi aspetti e delle risposte sul paziente, ci consentira’ nel tempo di monitorarne gli effetti e di ottimizzarne l’efficacia.
6 - Iniziare la cura nel modo piu’ appropriato
Seguire la regola “inizia piano ed aumenta gradualmente fino ad arrivare alla dose piu’ adatta al ripristino dei livelli ormonali ottimali”; questa è la strategia migliore quando si usano ormoni come il dhea, il pregnenolone, la melatonina e gli ormoni tiroidei, quando si usano altri ormoni come estrogeni e testosterone, e’preferibile partire con dosi maggiori, per ridurre successivamente il dosaggio.
7 - Abitudini alimentari, stress, attivita’fisica, uso di alcool e caffeina, compulsione tabagica ed interazioni farmacologiche, possono influenzare il livello degli ormoni. E’ fondamentale conoscere tutti questi aspetti ed ottimizzarli con il fine di rendere le cure ormonali piu’ efficaci ed affidabili nel tempo.
UN BUON CONCERTO: CREARE ARMONIA TRA GLI ORMONI
Oggi sappiamo che, il mantenere la giusta produzione e il corretto equilibrio ormonale è di vitale importanza per la longevità e la prevenzione delle malattie. Via via che gli anni passano è quindi essenziale migliorare i livelli degli ormoni «buoni» e ridurre quelli «cattivi».
Ecco una rapida rassegna di alcuni dei principali ormoni
che regolano la nostra salute e che sono coinvolti nei processi di invecchiamento e che possono essere utilizzati nell’ambito di una terapia multipla di biomodulazione.
I principali ormoni del nostro organismo
PREGNENOLONE: IL RIGENERATORE CEREBRALE
Il pregnenolone è il capostipite degli ormoni sessuali e surrenalici e viene prodotto principalmente dalle ghiandole surrenali ma anche dalla pelle, dai testicoli e dalle ovaie e in grandi quantità nel sistema nervoso. In particolare, viene «costruito» all’interno delle cellule, nei mitocondri, le «fornaci energetiche» della cellula: qui il colesterolo viene trasformato in pregnenolone.
Questo ormone agisce nei vari tessuti o come tale o in quanto precursore di altri ormoni steroidei come il DHEA, il progesterone, il cortisolo, gli estrogeni e il testosterone. Poiché viene prodotto insieme al DHEA in grossi quantitativi dalle cellule gliali del sistema nervoso, viene definito «neurosteroide». Qui svolge diverse funzioni, tra le quali in particolare la regolazione del tono dell’umore, della memoria e della reazione allo stress. Nel cervello l’ormone naturale svolge una funzione modulatrice, regolando l’equilibrio tra eccitazione e rilassamento, e può quindi avere un ruolo sia antidepressivo sia sedativo, in base alle necessità dell’organismo.
Sin dagli inizi degli anni Novanta, grazie agli studi effettuati da Robel, Baulieu e Flood, il pregnenolone ha dimostrato di avere un’azione benefica sui meccanismi cognitivi come la memoria, la concentrazione e l’apprendimento; l’ormone risulta essere particolarmente diffuso nell’ippocampo, area nervosa deputata alla formazione dei ricordi a breve termine, ove svolgerebbe prevalentemente le sue funzioni promnesiche e neuro-protettive. Il miglioramento dell’attenzione, della concentrazione, della memoria sia spaziale sia verbale, della chiarezza e fluidità di pensiero, nonché dell’acuità visiva e uditiva, sono tra gli effetti più importanti riportati in uno studio del 2001 del professor Rheus.
Il pregnenolone eserciterebbe queste funzioni attraverso molteplici azioni, di cui alcune di tipo non genomico (modulazione della trasmissione di alcuni neurotrasmettitori come il GABA, l’acetilcolina e l’NMDA) e altre di tipo genomico (induzione dell’espressione genetica di sistemi enzimatici coinvolti nella formazione dei ricordi). L’ormone naturale in comune con l’altro neurosteroide da esso derivato, il DHEA, svolgerebbe diverse funzioni neuroprotettive nonché di stimolo alla plasticità dei neuroni, che sta alla base della genesi e del consolidamento della memoria. Con l’avanzare dell’età si riduce la produzione di pregnenolone e con questa calano anche i livelli di altri ormoni generati dal pregnenolone. La ridotta sintesi dell’ormone è concausa di molti disturbi del tono dell’umore e dell’area cognitiva legati all’invecchiamento del cervello. Scarso controllo dello stress, stanchezza, riduzione dell’acuità visiva e uditiva, invecchiamento e secchezza della pelle e artriti sono altri sintomi derivati dalla ridotta produzione di pregnenolone.
PREGNENOLONE DA SOLO O IN COMPAGNIA?
L’ormone in quanto precursore di tutti gli ormoni sessuali, delle surrenali e dei neurosteroidi, potrebbe essere utilizzato teoricamente come monoterapia, in tutte quelle situazioni in cui sia necessaria la correzione della carenza degli ormoni derivati dallo stesso. In realta’, dipendendo la sua trasformazione da molteplici fattori come l’eta’, il sesso, dieta, stile di vita, assetto genetico e livello di stress, l’assunzione del pregnenolone come si e’ detto, non sempre comporta una trasformazione adeguata negli altri ormoni della cascata ormonale.Qualora questa non avvenga o si realizzi parzialmente (in genere nei soggetti piu’anziani), sara’opportuno associare il pregnenolone con uno o piu’ ormoni della cascata ormonale ritenuti carenti. D’altra parte, nelle situazioni in cui la somministrazione del pregnenolone comporti la produzione solo degli ormoni di un ramo, e’ possibile osservare a causa dell’attivazione del meccanismo a feed-back negativo, l’inibizione parziale della produzione di uno o piu’ ormoni appartenenti all’altro ramo. Ad esempio, un incremento solo della concentrazione plasmatica di dhea, attraverso l’inibizione dell’acth, l’ormone ipofisario che regola la produzione degli ormoni surrenalici, potrebbe ridurre i livelli di cortisolo o di aldosterone.Qualora questi risultino carenti in condizioni fisiologiche, i loro livelli plasmatici precipiterebbero in una quadro piu’eclatante di deficienza.In questo caso sara’ quindi opportuno associare al pregnenolone piccole dosi di cortisolo naturale e/o di aldosterone. Questo e’ un altro esempio di come sia sempre fondamentale monitorare la trasformazione del pregnenolone in altri ormoni della cascata steroidea, essendo la stessa conversione assolutamente individuale ed imprevedibile.Nei soggetti piu’ giovani,con adeguata trasformazione,come in giovani donne affette da sindrome premestruale o da sindrome da fatica cronica, il pregnenolone puo’ anche essere somministrato da solo.Concludendo, bisogna tenere in conto che la somministrazione del pregnenolone, puo’innalzare, lasciare immutati o anche ridurre i livelli degli ormoni che normalmente esso produce.
Circa l’utilizzo del pregnenolone in terapie combinate, gia’ nel 1995 il dott. Eugene Roberts, grande studioso dei neurosteroidi, valutava l’utilizzo del pregnenolone in associazione al dhea. In un articolo del 1995 l’autore scriveva: «È probabile che il ripristino del normale equilibrio fisiologico di steroidi mediante la somministrazione di pregnenolone, da solo o in combinazione con altri steroidi in quantità molto più ridotta rispetto ai dosaggi attualmente usati, possa risultare piu’ sicuro dal punto di vista fisiologico rispetto alla somministrazione in quantità arbitrarie di sostanze più potenti derivate da esso, quali cortisone, steroidi sessuali o aldosterone. Ciò perché innanzi tutto esistono innumerevoli centri di inibizione da feedback nella formazione degli steroidi che ha inizio con la sintesi del pregnenolone dal colesterolo, la quale, nei vari tessuti, può essere controllata da ormoni ipofisari diversi. Inoltre, perché gli steroidi competono tra loro per legarsi ai recettori».
Anche la la dottoressa Maria Majewska, della Medications Development Division del National Institute on Drug Abuse di Rockville (Maryland), alla fine degli anni novanta mise in revisione i vecchi protocolli della terapia sostitutiva a base di estrogeni e di progestinici e propose il pregnenolone da solo o in combinazione con dosi fisiologiche di altri ormoni, come valida alternativa alla vecchia terapia sostitutiva. La dottoressa, in una vecchia intervista rilasciataci durante la stesura della prima edizione di questo testo, dichiarava:
“Sono molti i problemi legati alla somministrazione di ormoni specifici specie in dosi elevate. La somministrazione di estrogeni ad esempio, può determinare un’incidenza superiore alla norma di emorragia e di cancro endometriale, nonché un’iperstimolazione dei tessuti mammari che può aumentare il rischio di sviluppo del cancro della mammella. Ciò perché, quando si somministrano dosi troppo elevate di estrogeni, i meccanismi di controllo di tali organi e tessuti possono entrare in crisi. L’assunzione di progesterone in concomitanza con la somministrazione di una terapia a base di estrogeni riduce il rischio di cancro endometriale e di quello della mammella. Se, invece, somministriamo precursori steroidei, quali DHEA o pregnenolone, i tessuti e le cellule possono decidere come trasformare questi ormoni al fine di utilizzarli al meglio nelle giuste proporzioni. Iperstimolazione e reazioni indesiderate sono così meno probabili”.
La studiosa concludeva affermando che “forse gli estrogeni da soli non sono gli ormoni ideali e che la somministrazione di DHEA, magari in combinazione con pregnenolone e quantità inferiori di estrogeni (per le donne), e di testosterone per l’uomo, potrebbe essere più appropriata”
Da allora dopo un decennio di ricerche e’di studi ,possiamo affermare che le previsione degli scienziati erano azzeccate.L’utilizzo di precursori ormonali come pregnenolone e dhea, ottimizza la terapia sostitutiva composta da dosi fisiologiche di altri ormoni bioidentici come estrogeni,progesterone,cortisolo,aldosterone e testosterone, consentendone l’utilizzo di dosi ridotte.